sabato 12 maggio 2012

Quando la buona cucina sposa un progetto sociale

Cliccando qua e là su internet ho trovato un sito che elencava tutti i ristoranti "particolari" di Italia. Ho iniziato a leggere e ho scoperto che la particolarità di questi posti deriva dal fatto che sono tutti gestiti da ragazzi diversamente abili, che hanno costruito su questa attività un progetto che li vede protagonisti.
Queste iniziative, il cui numero è sempre in crescita, mi hanno colpito molto perchè hanno lo stesso obiettivo fondamentale che vorrei che avessero il mio progetto e il mio programma.
Non importa in che modo, attraverso quali attività, con quali mezzi o strumenti, ciò che è importante è l'obiettivo di mettere fine all'epoca dell'assistenzialismo, dove il disabile è visto come soggetto passivo di solidarietà, e di garantire un futuro ai ragazzi disabili che hanno la necessità di vivere una vita normale.
E' un nuovo modo di vivere la disabilità psichica e intellettiva, che, cercando di favorire l'inserimento lavorativo dei ragazzi, li pone come soggetti attivi che diventano protagonisti della propria vita.
A Roma ci sono due ristoranti che forse, proprio per questo motivo, vale la pena di visitare.
Il primo è la "Locanda dei Girasoli", situato nel quartiere Quadraro e nato dalla volontà di alcuni genitori di ragazzi con la sindrome di Down di dare una prospettiva lavorativa ai loro figli.
Vi metto il link del sito del ristorante, per eventuali curiosità:
Sempre a Roma c'è la "Trattoria degli Amici", un ristorante a Trastevere specializzato in cucina romanesca e sostenuto dalla Comunità di Sant'Egidio, in cui lavorano un gruppo di persone disabili affiancate dai loro amici che aiutano volontariamente.
E ancora a Roma c'è il primo pub gestito completamente da disabili, promosso dall’associazione Addha Onlus - associazione in difesa diritti handicappati - da cui prende il nome. L’idea è quella di ribaltare il concetto dell’integrazione sociale; non più gruppi di normodatoati entro i quali il giovane con disabilità deve integrarsi, ma un gruppo di giovani con disabilità che integra i normodotati del quartiere.


Oltre al pub dove vengono servite ogni tipo di bevanda, pizze e su richiesta spaghetti, c’è un palcoscenico dove i ragazzi possono esibirsi proponendo musiche e canzoni; è presente inoltre il digitale terrestre per seguire le partite di calcio. Una sala pc da modo ai giovani requentatori del centro, con o senza disabilità, di cimentarsi in altre attività, la progettazione di un sito internet, i corsi per la patente europea del computer, un piccolo orto nel bel giardino esterno. Chiamarlo pub è riduttivo. Si tratta piuttosto di un vero e proprio centro di socializzazione, quello che molto spesso manca ad un quartiere di periferia.
Questo è il link del blog dell' Addha's pub:
Soprattutto l' "Addha's pub" mi ha colpito molto perchè mi sembra molto simile e compatibile con il mio programma e con il mio intento. Non solo buona cucina, ma vero e proprio luogo di aggregazione.
Ora manderò un'email all'associazione Addha Onlus per chiedere di poterli incontrare e di poter visitare il pub, perchè mi sembra davvero interessante, e soprattutto perchè sono molto curiosa di capire se un'iniziativa del genere, simile alla mia, ha trovato un forte riscontro all'interno della società, soprattutto al livello di quartiere.

Scriverò al più presto, sperando di essere da loro contattata.


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